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Il barco del Castello di Goito

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Proprietà privata, non accessibile

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Foto Luigi Briselli

La piana compresa tra Goito e il borgo di Torre, delimitata verso sud-est da via Torre, che per un lungo tratto costeggia il corso del Mincio, e verso nord-ovest dal muro di confine di quella che oggi è la proprietà Moschini, era un tempo il grande e celebrato barco del Castello di Goito. Dal punto di vista colturale nulla ne resta, ma rimane gran parte del muro che lo circondava insieme a segni evidenti di alcuni dei tracciati che lo scandivano. Fronteggia tutto il muro di nord-ovest un dosso, lì si trovava una fontana, dovuta a Bernardino Facciotto, che si configurava come un grande padiglione rettangolare prospettante su un cortile quadrato che inquadrava una vasca tonda. Questa struttura è ancora perfettamente leggibile: la settecentesca Villa d'Arco-Moschini ha preso il posto del padiglione e la vasca esiste tuttora. L'impianto complessivo dell'attuale parco, oggi destinato per buona parte a coltivazione agricola, conserva parti formalizzate che rimandano a interventi sia di gusto geometrico sia paesistico. Due viali alberati paralleli, partendo dalle estremità del piazzale di fronte alla villa, si dirigono verso sud-est e giungono fino alla recinzione inquadrando l'edificio in una scenografica prospettiva; tra i due viali si trovano: presso la villa uno spiazzo con l'antica vasca circolare quindi un lungo prato concluso da un giardino formale, con una fontana tonda al centro, aiuole bordate e vasi disposti in bell'ordine. Tutto ciò si può vedere, o meglio intravedere, attraverso il grande cancello che si apre su via Torre. Ai lati della villa si trova un'area caratterizzata dalla presenza di numerosi alberi disposti secondo il gusto del giardino paesistico che insieme a un laghetto dalle rive frastagliate e coperto di piante di loto e a un padiglione di forme neogotiche rimanda al bel giardino disegnato intorno alla metà degli anni '90 del '700 da Leopoldo Pollack per il conte d'Arco. Il muro che divideva il barco gonzaghesco in due parti, quella a sud-est destinata a riserva faunistica con animali sia domestici sia selvatici, quella a nord-ovest a orto e frutteto, si è perso. Oggi si accede alla villa da piazza Matteotti, da una strada che si connette ai due viali rettilinei in corrispondenza del giardino formale di cui si è detto.

(tratto da P. Carpeggiani, Il barco del Castello di Goito, in I giardini dei Gonzaga 2018, pp. 229-233).